Prologo
“ALL'ATTACCO!”
Il grido, riuscì a
sovrastare i feroci ringhi dei draghi che
stavano combattendo nel cielo.
Le vampate di fuoco, che
scaturivano da quegli immensi combattenti, illuminavano
ad intermittenza un campo di battaglia brulicante di guerrieri
fantasma.
L'ennesimo corpo di un
unkara precipitò nella mischia rovinando su un gruppo di goblin, che
si disperse appena prima che la mantide li schiacciasse con la sua
mole.
Il piano era miseramente
fallito.
Giorni prima si erano
appostati nelle grotte che sovrastavano quella terrazza naturale tra
le colline. Avevano fatto mille sforzi per far si di non venire
scoperti, nascondendosi sotto terra, mangiando vermi e radici
insipide, non potendo accendere fuochi, e rimanendo accalcati giorno
e notte in quegli angusti cunicoli.
Ma nonostante tutto, quei
maledetti orecchie a punta erano riusciti a capire le loro
intenzioni.
Quando il primo unkara
era precipitato, avvolto da un bozzolo di fiamme, era stato chiaro a
tutti che i loro sforzi erano stati vani.
Si erano lanciati fuori
dalle grotte nell'ora più buia della notte, mentre mulinelli di
nebbia creavano nemici inesistenti.
Con quel tempaccio, gli
arcieri appostati a metà della parete rocciosa erano risultati
distruttivi anche per le loro fila e le entrate delle caverne, così
strette, erano diventate un' altro ostacolo, dato che permettevano
all'esercito dei goblin di uscire solo alla spicciolata, mentre gli
elfi si riversarono in gran numero oltre le spire di nebbia,
abbattendo con grazia e agilità i pochi gruppi che riuscivano ad
organizzarsi.
Quando
ormai le sorti della battaglia furono chiare, i goblin sopravvissuti
ripiegarono scompostamente, rientrando nelle grotte e fuggendo negli
oscuri abissi.
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