mercoledì 4 novembre 2015

Il Concilio delle Razze - Capitolo 2

CAPITOLO II

Fu svegliata da un gran frastuono anche se non riuscì a capire da quale parte del campo provenisse tutto quel baccano.
Ancora insonnolita, si avvicinò alla ciotola dell'acqua e si lavò il viso, così da schiarirsi le idee.
Il rumore crebbe e si diffuse dappertutto. Doveva essere successo qualcosa di grosso perché l'intero esercito venisse svegliato così, nel bel mezzo della notte.
Quando giunse il messaggero nella sua tenda, era già completamente vestita e sveglia.
“Maga Amor, i capitani la vogliono nella tenda centrale.”

“Si può sapere perché ci hai buttato giù dal letto a quest'ora, Anter?”, chiese Ragul, sbadigliando vistosamente.
“Già, spero che sia una cosa seria e non uno dei tuoi soliti giochi, perché stavolta ti taglio a fettine sottili”, brontolò Athlon, entrando nella tenda. Ma capì subito dopo che la cosa era grave, perché sul viso di Anter non era stampata la solita aria giocosa, bensì una dura nota di tensione.
Asplie e Simir furono gli ultimi ad arrivare.
“Bene, ora che siamo tutti presenti vi dirò il motivo per cui vi ho fatto alzare ad un'ora così insolita”, anche dalla sua voce trapelava agitazione. “Per essere sicuro di poter avere un rientro tranquillo e veloce ho spedito diverse squadre in avanscoperta. Esattamente dieci minuti fa ne è rientrata una. Purtroppo l'unica”, l'espressione di Anter si fece ancora più seria. “Hanno avvistato, a circa un giorno di marcia, un grosso esercito di orchi che ci sta venendo incontro.”
Ragul si lasciò sfuggire una colorita imprecazione, sul viso di Asplie apparve subito preoccupazione e Athlon sospirò scuotendo la testa, mentre gli altri restavano immobili come pietrificati.
“E non è tutto”, aggiunse Anter.
A quelle parole i capitani gli si fecero ancora più vicini.
“I miei esploratori si sono potuti avvicinare ben poco, senza rischiare di essere scoperti, ma hanno colto alcune conversazioni delle sentinelle nemiche. Si vantavano della poca fortuna che avremo questa volta, dato che hanno dalla loro un nutrito gruppo di sciamani e invece noi siamo sprovvisti misteriosamente di maghi”, concluse Anter, lasciando gli astanti completamente basiti.
“Come hanno fatto a sapere che non abbiamo maghi con noi?”, chiese Pain rabbioso.
“Si vede che alcuni goblin sono scappati prima che le nostre squadre avessero il tempo di partire all'inseguimento”, rispose Mastat, parlando più tra se e se che con gli altri.
Fu Naaria a porre la domanda che a tutti frullava nella mente. “Che cosa facciamo ora?”
Per diversi minuti nella tenda regnò il silenzio.
“Anche volendo, non abbiamo tempo per mandare un messaggio a Drevion e farlo venire qui”, disse Simir rompendo il silenzio per primo.
“Si ma non possiamo affrontare un gruppo di sciamani con spade e frecce!”, intervenne Asplie.
“E non possiamo nemmeno sperare di sfuggire. Sono troppo vicini e noi troppi per poterci muovere in fretta”, aggiunse Athlon.
“Ho un' idea!”, esclamò Naaria e uscì in fretta dalla tenda.
“Cosa le sarà venuto in mente?”, chiese Pain ad alta voce.
Dopo pochi istanti Naaria rientrò e si sedette al suo posto.
“Ascoltate. Abbiamo un mago con noi. Amor potrebbe riuscire a metterci in contatto con Drevion e la città, così da metterli al corrente in breve tempo e poterci consultare sul da farsi.”
Sembrava sicura di quello che stava proponendo.
“Ma è una maga novellina, come pensi che possa contattare Drevion? Ci vuole un gran potere per proiettare suoni e immagini così lontano”, protestò Mastat scettica.
“Io credo nelle sue capacità. L'ho vista lavorare a fianco dei miei guaritori e fare cose che per lei erano estranee. So che può riuscirci”, la voce di Naaria lasciava trapelare una nota di affetto che lasciò tutti stupiti.
“Va bene, facciamo questa prova, tentare non ci nuocerà sicuramente”, disse Anter parlando per la prima volta dopo aver dato la terribile notizia.

Amor entrò nella tenda dieci minuti dopo che il messaggero l'aveva avvertita.
Era esitante; non riusciva a capire il motivo di tanto trambusto a quell'ora così insolita e inoltre non sapeva cosa i capitani potessero volere da lei.
“Buonasera, mi è stato detto di presentarmi qui”, spezzò il silenzio con voce flebile.
“Ti ho fatta chiamare io, Amor. Purtroppo dobbiamo chiederti un grande favore”, Naaria si alzò dalla sedia e le si fece incontro, cercando di rassicurarla. 
 “In cosa posso esservi utile?”, chiese raccogliendo un po di coraggio. Si sentiva nervosa e questa emozione trapelava dal tono della sua voce.
“Non essere così formale, vieni, siediti così ti potremo spiegare perché sei stata convocata qui”, disse Asplie che come era nel suo carattere cercò di farla sentire a suo agio facendola accomodare e offrendole una spremuta di Bargil.
Amor sedette volentieri, perché sentiva le ginocchia tremare e accettò il bicchiere che le le veniva offerto con gratitudine.
Non aveva mai avuto occasione di osservare così da vicino Asplie. Era alta e snella, il volto a forma di cuore aveva lineamenti dolci e i suoi occhi erano di un intenso blu cobalto, sempre sorridenti e allegri. Il viso perfetto, era incorniciato da una cascata di lisci capelli biondi, che teneva legati dietro la nuca con un nastro azzurro.
“Come avrai notato il campo è in fermento. Sono stati svegliati tutti e allertati”, a parlarle era stato Anter, tra tutti i presenti l'elfo più comune dopo di lei. Di statura media, con corti capelli castani, Amor stimò che potesse avere circa quattrocento anni. Anche il viso aveva tratti completamente comuni e se messo insieme a dei semplici elfi, non si sarebbe affatto presupposto che fosse uno dei Capitani dell'esercito.
Anter gli spiegò più nel dettaglio tutto ciò che i suoi esploratori erano riusciti a scoprire sui nemici, e le disse perché l'avevano convocata.
Dopo averlo ascoltato attentamente si sentì gelare e per poco non si fece sfuggire di mano il calice contenente il succo di Bargil. Per fortuna senza accorgersene aveva usato la magia e il calice ora fluttuava per aria tutto intero.
“Ma io non ho abbastanza energia per comunicare col Maestro Drevion, la distanza è troppo grande”, disse e per dare più enfasi alle sue parole alzò leggermente la maglia, mostrando il tatuaggio che aveva sulla pancia e la classificava come una maga comune.
“So che per te sarà una prova ardua, ma abbiamo assoluto bisogno del tuo aiuto. Se non facciamo questo tentativo ci ritroveremo in svantaggio contro un' esercito che non potremo contrastare”, la incoraggiò Naaria avvicinandosi e prendendole le mani.
Amor si sentiva schiacciata dal peso della richiesta. Come poteva lei, maga dai poteri modesti, effettuare una magia così complicata e comunicare con Drevion?
La presa della guaritrice diventò più forte, ma non le fece male. In quella stretta Amor percepì tutta l'aspettativa e la fiducia che riponeva in lei. Non poteva deluderla.
Si alzò e si liberò gentilmente dalle sue mani, le sorrise e si rivolse ai presenti. “Va bene, facciamo questo tentativo, ce la metterò tutta.”

Chiese ai capitani di stare seduti ai propri posti e di fare meno rumore possibile perché aveva bisogno di concentrarsi.
Allontanò ogni pensiero dalla mente, e cercò di richiamare a se tutto il potere che albergava dentro al suo corpo. Non era molto, ma se lo sarebbe fatto bastare.
Concentrò la sua attenzione sul respiro regolare di Naaria, che le era rimasta vicina, e questo l'aiutò a scendere in uno stato di raccoglimento ancora maggiore. Il tempo e lo spazio smisero di esistere. Il suo potere cominciava a svegliarsi al suo richiamo.
Alzò lentamente una mano, e con il palmo aperto formò una piccola palla di fuoco che cominciò a roteare davanti agli occhi dei presenti.
Fatto questo, si concentrò nuovamente al massimo e proiettò i propri pensieri verso la città e il Palazzo dei Maghi, in cui era certa di trovare Drevion.
Lì per lì non ricevette risposta e la cosa la fece vacillare. 
Sentì vicino a se la tensione crescere, ma non poteva arrendersi dopo solo un tentativo.

“Maestro Drevion, sono Amor, la prego mi risponda. Abbiamo bisogno del suo aiuto.”
Dopo un breve attimo percepì una piccola spinta nella propria mente.
“Giovane Amor, eccomi qui. Dal tono del tuo appello sembra che sia una cosa veramente grave.”
Il sollievo nel ricevere risposta per poco non interruppe il legame, così dovette cacciare ogni emozione in un angolo e concentrarsi più a fondo.
“Sono alla presenza dei Capitani, che mi hanno chiesto di contattarvi”, lo informò.
“Hai già predisposto una fonte con cui potrò parlare con loro?”, le chiese il maestro e Amor capì che non aveva nessuna intenzione di aiutarla in quell'arduo compito. Sarebbe toccato a lei reggere i fili della comunicazione. La cosa un pò la impensierì e si domandò se il mago volesse metterla alla prova.
Nuovamente, il sottile filo che legava la sua mente a quella del Maestro Drevion per poco non si spezzò. Amor si diede della stupida e scacciò ogni pensiero. Su quelle sciocchezze avrebbe potuto ragionare in seguito.
Nella tenda, intanto, i presenti stavano attendendo impazienti che succedesse qualcosa. Nessuno si era reso conto della muta conversazione e solo Naaria aveva visto la figura di Amor leggermente rilassata, per poi tornare tesa subito dopo, e sul volto della guaritrice era spuntato un piccolo sorriso.
“Adesso la metto in contatto”, disse Amor, tornando completamente padrona della situazione.
Alzò lentamente la mano destra, rivolgendo il palmo verso la sfera che fluttuava a mezz'aria sopra il tavolo.
Con un po di esitazione il viso di Drevion vi apparve, anche se ogni tanto l'immagine si sbiadiva e la fronte di Amor si imperlava di sudore.
Anter non aspettò nemmeno un secondo e fece un resoconto dettagliato di quello che i suoi esploratori avevano visto e sentito, mentre il mago ascoltava in silenzio.
“Purtroppo, anche partendo in questo momento, non arriveremmo mai in tempo per potervi essere di aiuto”, si pronunciò infine e il tono del maestro non lasciò molte speranze. “Comunque anche se foste più vicini, ci sarebbe impossibile muoverci.”
“Amor!”, il richiamo mentale di Drevion riuscì ad impedire che perdesse completamente la concentrazione.
Intanto i presenti si cominciarono ad agitare.
“Cosa consigli di fare Drevion?”, chiese Mastat.
“L'unica cosa che vi può proteggere in questo momento è Amor”, la frase del mago lasciò tutti di stucco.
Otto teste si girarono all'unisono verso la maga, che aveva la fronte completamente madida di sudore a causa dello sforzo che le richiedeva tenere i fili di quella conversazione a distanza.
Amor sentì pronunciare il proprio nome, ma cacciò immediatamente qualunque pensiero dalla sua mente, perché ogni minuto che passava le rendeva sempre più difficile e faticoso tenere aperto quel canale di comunicazione.
“Come può, una sola maga, contrastare un nutrito gruppo di sciamani?”, chiese Athlon ponendo la domanda che a tutti bruciava sulla lingua.
“Un modo c'è. Con l'aiuto dei guaritori”, rispose Drevion che non ne sembrò impensierito. 
Spiegò velocemente il suo piano ai Capitani e quando tutti furono persuasi che la cosa poteva funzionare, anche se con qualche rischio, si rivolse a Naaria.
“Ora sarà meglio chiedere ad Amor di interrompere questa comunicazione. La poverina sta cominciando a cedere allo sforzo. Affido a te il compito di spiegarle il nostro piano e il ruolo che le sarà assegnato.”
Naaria lanciò un'occhiata veloce al viso sempre più pallido della maga e con voce grave rispose. “Va bene Drevion. Mi prenderò io cura di lei.”

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